Da tempo in Italia si riflette sulla gestione dei beni museali, di intere aree museo come Pompei. Città come Napoli Roma Venezia. Borghi antichi ovunque, tanto che si ritiene che il 50% della storia dell’umanità sia rappresentata da arte in Italia. Si riflette. Ma si fa molto poco. L’arte che è patrimonio di tutti, patrimonio dell’umanità spesse volte sancito dall’Unesco, diventa poco fruibile, se non inaccessibile comportando una perdita di valore per tutti.
Quando invece l’Arte, una Mostra, si fa veicolo di promozione culturale, storica ma anche valoriale, fa riflettere, aggrega unisce popoli e culture diverse; allora il principale fruitore diventa il territorio stesso in cui insiste l’opera, si celebra l’evento, la rassegna, la mostra destinata a lasciare un segno nel tempo. Per fare tutto questo occorre mettere in sistema opportunità e talenti diversi: è il lavoro di Danilo Gigante.
Non esiste una parola per definirlo; il lavoro che realizza Danilo Gigante si potrebbe definire “mecenatismo globale”. Al tempo della smaterializzazione, dell’età digitale appare come la manna caduta dal cielo per l’arte contemporanea. Occorre che qualcuno quotidianamente, in modo sistemico capisca la dimensione artistica, ne colga il senso profondo e sappia fare squadra tra le diverse professionalità coinvolte del mercato e nel mercato, dell’economia e della cultura. Danilo Gigante “mecenate globale” è diverso da chi pur lodevolissimo compie un atto di mecenatismo puro come Diego Della Valle per il Colosseo. Un atto fine a se stesso. Utilissimo per carità ma che si può dire classico, “deja vu” nel mecentismo. Nella dimensione globale, invece, il mecenatismo assurge a una dimensione di creazione di valore per sè, per il territorio per la storia per le diverse filiere dell’economia e della cultura. Dal cinema (con il festival a Montecarlo), ai grandi eventi di pittura (Andy Warhol al Pan a Napoli) passando attraverso la Musica (festival di Spoleto 2011) alla Poesia (Alda Merini – Mimmo Rotella) Danilo Gigante con le sua aziende rende l’arte uno spunto di riflessione e un momento di dialogo per l’imprenditore capace di costruire un dialogo parallelo al business. E al tempo della crisi, che è tempo di opportunità, tutti abbiamo bisogno di questo confronto alto.
Massimo Lucidi
Giornalista economico